- È morta l'abbadessa.
- Ma come!
- È stata trovata in letto cadavere.
Un tocco di apoplessia fulminante aveva tolto la vita ad una delle migliori donne che avessi conosciuto nei conventi.
Intanto avvicinavasi l'epoca della mia professione e fu fissata il 1.° Settembre del 1840. Aveva 20 anni compiti, ed era l'età appunto richiesta.
La cerimonia della professione è celebrata sempre con isfarzo, canti, suoni e pomposi apparati.
La novizia prima di tutto subisce un interrogatorio, ridicolo, quanto inutile; è una semplice formalità, alla quale nessuna ardisce sottrarsi per non cadere nelle maledizioni della Chiesa, e nell'odio dei parenti...
Venne il giorno prefisso... Dopo che fui ritenuta per 5 ore nel confessionale, il Cardinale cantò il pontificale. La chiesa era stipata di gente. Accompagnata da alcune monache, mi fu porto una pergamena onde a voce alta e sonora la leggessi, e sforzandomi a ciò pronunziai con pena i quattro voti. - "Castità, Povertà, Ubbidienza e perpetua Clausura..." Quindi vi apposi la mia firma. Tal funzione fu assistita da numerosi invitati, fra i quali vi erano personaggi ragguardevolissimi. - Vi notai un giovane. - Il povero Celso! - Benedetta la cocolla, fui comunicata, e prima l'abbadessa poi tutte le monache ad una ad una mi baciarono. - Terminata. la cerimonia, gli invitati salirono al parlatorio, dove erano aspettati da un lauto rinfresco.
Celso, non so come fosse, era fra gli invitati. Serbò sempre un alto silenzio. I suoi occhi erano umidi, e la sua commozione traspariva in tutto il suo sembiante.
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