Gli occhi dei quattro compagni si volsero a lui con interesse.
- Possibile!
- Tu Teodoro?
- Sí; - rispose questi con noncuranza - La polizia è già sulle mie traccie.
- E perché non ci hai detto nulla? - chiese Gustavo a voce sommessa.
- Perché ho sperato fino a ieri di trovar denaro.
- E adesso non isperi piú?
- No. Chi dovea prestarmeli mi mancò di parola... ed io non voglio seccarmi oltre.
Questa frase ad uno che non avesse conosciuto quello strano giovine sarebbe sembrata un'enormità. Ai suoi compagni non fece gran senso.
Gustavo continuò:
- È denaro su cambiale?
- Sí; scaduta da sei giorni.
- Di quanto si tratta?
- Di venti marenghi.
- E che pensi di fare?
- Nulla. Io non ho la bacchetta magica, io.
- Venti marenghi! - sclamò Gustavo grattandosi la testa - È un affar serio.
- Lo so bene anch'io. Gli è perciò che ho dimesso il pensiero di trovarli.
- Hai veduto papà Niso?
- Sí, ma non ne ha. Dove vorresti mai che andasse a trovar venti marenghi a questi lumi di luna?
- Capisco... ma i patti ci devono pur essere per qualche cosa... se no sarebbe inutile star in società.
- No... io non voglio. Io non ho mai fatto nulla per voi; non voglio che voi vi sacrificate per me.
- Ma e noi non vogliamo che tu vada in prigione.
- E come fare? - chiese Teodoro.
- Non lo so... pure un mezzo bisogna trovarlo. Chi manca qui? - continuò Gustavo sempre a bassa voce.
- Manca Niso ed Emilio; - gli fu risposto.
- Da Emilio sei stato?
- Oh tu sai bene che egli ha ben altro pel capo adesso.
- Eh che importa se è innamorato?
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