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      Se fosse dubbio, sarebbe più che semplicità fermarsi a disputarne; ma ne protesta Dante fin da principio dicendo: «Ed avvegna che la sua immagine, la quale continuamente meco stava, fosse baldanza d'amore a signoreggiare me; tuttavia era di sì nobilissima virtù, che nulla volta sofferse che Amore mi reggesse senza il fedele consiglio della ragione in quelle cose là ove tal consiglio fosse utile a udire.»56 Quella cattiva lingua poi del buon Boccaccio, afferma pure, che «onestissimo fu questo suo amore, nè mai apparve o per isguardo, o per parola, o per cenno, alcuno libidinoso appetito, nè nello amante nè nella cosa amata. Non picciola maraviglia al mondo presente, nel quale è sì fuggito ogni onesto piacere ecc.»57 Ancora, sembra dal seguito della Vita Nova, che Beatrice negò d'allora in poi il saluto a Dante; ch'ella il fuggì nelle compagnie; e certo poi ei non si trovò all'ultimo della vita di lei. E finalmente, più che da ogni altra cosa, apparisce la purità delle rimembranze di Dante dall'altezza delle ispirazioni che gliene vennero.
      Segue egli poi a narrare: «Conciossiacosachè per la vista mia molte persone avessero compreso lo segreto del mio core, certe donne le quali adunate s'erano dilettandosi l'una nella compagnia dell'altra, sapeano bene lo mio core; perchè ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte. Ed io pensando presso di loro* (siccome dalla fortuna menato fui) fui chiamato da una di queste gentili donne. La donna che m'aveva chiamato era di molto leggiadro parlare; sicchè quando io fui giunto dinanzi da loro, e vidi bene, che la mia gentilissima donna non era con loro, rassicurandomi la salutai, e domandai Che piacesse loro?


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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