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      Fu perciò aperto un nuovo credito, il nuovissimo, e si convenne di porre mano anche alla Cassa del deposito intangibile, così come si porrà mano più tardi a quella del Bagatin e si inaspriranno le decime, come infine, per sopperire ai bisogni delle armi, si era deciso di svaligiare senza remissione i magazzini dell'Arsenale(259).
      L'anno terribile stava per scoccare. La commedia della finanza allegra si avviava a diventare dramma e tragedia, ma prima dell'epilogo essa doveva passare ancora sotto le forche caudine dei Commissari del Direttorio, piegarsi davanti alla voracità insaziabile dei cassieri dell'esercito francese incaricati di dimostrare alla Francia che la Serenissima poteva pur dare ancora, e che la guerra si doveva alimentare con la stessa guerra a qualunque costo, a spese degli ignavi e degli imbelli.
      Questa fanfara era già stata audacemente lanciata all'aria dallo stesso generale Napoleone Buonaparte: "Io - aveva dichiarato al colonnello Veneto Fratacchio, a Castiglione, il 12 Luglio 1706 - batterò gli Austriaci e farò che i Veneziani paghino tutte le spesa di guerra!"(260) Un mese dopo Bonaparte imponeva una contribuzioue di tre milioni di franchi alla città di Brescia e trattava col Battagia un prestito da imporsi alla Repubblica(261).
     
     
     
      CAPO XI.
     
      Conclusione.
     
      La "Serenissima" si apparecchiava adunque a scomparire sotto una marèa montante di contraddizioni tristi ed anche ridicole. Essa voleva sinceramente la pace con tutti e si sforzava di preparare delle armi lògore e spuntate; fidava palesemente nelle dichiarazioni di neutralità e, privatamente, non si dissimulava le difficoltà di mantenere il rispetto ai trattati in un periodo di violenze e di usurpazioni in cui unico diritto sovrano era la forza; aveva dichiarato la bancarotta nelle finanze insufficienti a mantenere in vita persino il proprio esercito anemico e la propria flotta tarlata, ed i Francesi e gli Austriaci ben rovistando con sfrontatezza e rapacità nelle casse dello Stato e nelle tasche dei privati, si apparecchiavano a trarne il necessario per mantenere e nutrire non solo un esercito, ma ben anco tre, lautamente ed allegramente.


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La Campagna del 1796 nel Veneto
Parte I (la decadenza militare della serenissima. Uomini ed armi)
di Eugenio Barbarich
Tip. E. Voghera Roma
1910 pagine 199

   





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