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      Fine delle Pene
      Dalla semplice considerazione delle verità fin qui esposte, egli è evidente, che il fine delle pene non è di tormentare, ed affliggere un essere sensibile, nè di disfare un delitto già commesso. Può egli in un corpo politico, che, ben lungi di agire per passione, è il tranquillo moderatore delle passioni particolari, può egli albergare questa inutile crudeltà stromento del furore e del fanatismo, o dei deboli tiranni? Le strida di un infelice richiamano forse dal tempo, che non ritorna, le azioni già consumate? Il fine dunque non è altro, che d'impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi Cittadini, e di rimuovere gli altri dal farne uguali. Quelle pene dunque, e quel metodo d'infliggerle, deve esser prescelto, che, serbata la proporzione, farà una impressione più efficace, e più durevole sugli animi degli uomini, e la meno tormentosa sul corpo del reo.
      Dei Testimonj
      Egli è un punto considerabile in ogni buona legislazione il determinare esattamente la credibilità dei Testimonj, e le prove del reato. Ogni uomo ragionevole, cioè che abbia una certa connessione nelle proprie idee, e le di cui sensazioni sieno conformi a quelle degli altri uomini, può essere testimonio. Ma la di lui [pag. 32] credibilità dunque deve sminuirsi, a proporzione dell'odio, o dell'amicizia, o delle strette relazioni, che passano tra lui, e il reo. Più d'un testimonio è necessario, perchè fintanto che uno asserisce, e l'altro nega. niente v'è di certo, e prevale l'innocenza. La credibilità di un testimonio diviene tanto sensibilmente minore, quanto più cresce l'atrocità di un delitto, o l'inverisimiglianza delle circostanze; tali sono per esempio la magia, e le azioni gratuitamente crudeli.


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Dei delitti e delle pene
di Cesare Beccaria
1764 pagine 84

   





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