I ciottoli ben rotondi di porfido erano mescolati con molti enormi frammenti di basalto e di rocce primarie. Il primo di questi massi erratici che io osservai, era lontano sessantasette miglia dalla montagna; un altro che io misurai era largo cinque metri e sporgeva sulla ghiaia un metro e mezzo. I suoi spigoli erano tanto angolosi e la sua mole tanto grande che dapprima io credetti fosse una roccia in situ, e trassi fuori la mia bussola per osservare la direzione dei suoi strati. La pianura qui non era tanto livellata quanto quella più vicina alla costa, ma tuttavia non mostrava segni di nessun grande sconvolgimento. In queste circostanze, è, credo, al tutto impossibile spiegare il trasporto di questi giganteschi massi di rocce tante miglia lontano dalla loro origine, con qualunque teoria, tranne quella dei ghiacci galleggianti.
Durante i due ultimi giorni incontrammo segni di cavalli e parecchi altri piccoli oggetti che avevano appartenuto agli Indiani – come pezzi di un mantello ed un mazzo di penne di struzzo – ma sembravano essere stati a lungo sul terreno. Fra il posto ove gli Indiani avevano da così poco tempo attraversato il fiume, e questo contorno, sebbene tante miglia più lungi, il paese sembra essere al tutto disabitato. Dapprima considerando l’abbondanza dei guanachi questo fatto mi sorprese; ma esso è spiegato dalla natura sassosa della pianura, che renderebbe in breve un cavallo senza ferri, inabile alla caccia. Nondimeno in due punti di questa regione veramente centrale trovai piccoli mucchi di sassi, che non credo potessero essere stati ammucchiati accidentalmente.
| |
Indiani Indiani Fra
|