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      I dissenzienti ci dicono di no, affermano che un tale ordinamento non s'attuerà mai, che è impossibile ad attuarsi perchè vi si oppongono altre leggi, che essi ritengono, sopra tutte le trasformazioni sociali, immutabili.
      Ebbene, noi non stimiamo questa una ragione sufficiente perchè debba avversare il grande moto della nostra idea chi concorda con noi nella critica della società presente e nel sentimento della necessità d'una riforma fondamentale.
      Ci pare un errore il combattere il socialismo nel suo disegno compiuto di ricostruzione sociale, invece di considerarlo - come riconosce che si dovrebbe anche un nostro illustre avversario, - «nella sua intima ispirazione e nell'obbiettivo generale a cui tende, nel che esso risponde innegabilmente all'evoluzione umana»; nel che, aggiungiamo noi, è riposta la sua vera forza. Noi, sull'ordinamento della società futura, potremmo ragionevolmente rifiutare ogni discussione. E anche in questo ci dànno ragione molti dei nostri più autorevoli avversari. Potremmo rispondere con le parole loro che: «intorno ai fenomeni sociali non sono possibili se non previsioni e predizioni generali: riguardanti cioè l'avviamento e l'andamento generale dei fenomeni stessi, non speciali, particolari, individui».
      Potremmo domandare, come al Reichstag domandò il Bebel, se, nel dar la mossa alla grande rivoluzione, la borghesia francese poteva prevedere quale sarebbe stata in tutti i particolari la struttura intima della società che ne doveva sorgere. Potremmo dire che il pretender questo da noi è pretender cosa superiore alla potenza della mente umana.


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La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65

   





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