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      Ora, vedi quanta miseria vi è intorno a te, quante dure fatiche che dànno appena da vivere, quanti milioni di fanciulli lasciati nell'ignoranza e nell'abbandono, quante famiglie ridotte all'indigenza senza colpa, quante disuguaglianze ingiuste, quanti dolori senza speranza, e quante ire e quanti odî. Ebbene, se ti dicessero che v'è modo di far sì che tutte queste miserie siano scemate, che il lavoro non manchi a nessuno e sia reso men duro a tutti, che tutti i fanciulli possano istruirsi e educarsi, che le disuguaglianze ingiuste scompaiano, che gli odi di classe si spengano, che la società diventi come una grande famiglia, in cui, se non la felicità, regni almeno la pace, ma che per ottener tutto questo bisogna che tutti i ragazzi come te rinunzino alla loro sorte privilegiata, rientrino nelle condizioni comuni, e si rassegnino a lavorare e a lottare per vivere modestamente come tutti gli altri, consentiresti tu al sacrifizio?
      E il fanciullo ci risponde immediatamente, irresistibilmente: - Oh, sì, vi consentirei! E come si potrebbe non consentirvi? - E noi non gli diciamo più altro: gli abbiamo messo il buon germe nel cuore.
      Questi sono i nostri pensieri e i nostri sentimenti. Se non sono ogni giorno dell'anno così benevoli, nè espressi sempre con parole così miti, non è perchè tacciano nel nostro cuore: è perchè siamo uomini, ossia per natura deboli, soggetti all'orgoglio, facili ad irritarci della calunnia, e anche perchè è troppo sovente offesa in noi quella libertà di pensiero e di parola, che è una sacra eredità lasciataci dai nostri padri e dovrebbe essere una condizione inviolabile del nostro patto nazionale.


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La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65