Pagina (154/420)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Questa è forza di un mondo morale più elevato. Quando si vede vinto, ferito e preso, che cosa domanda Adelchi? Domanda di essere presentato al vincitore, vuole aver la forza di rimaner calmo innanzi a lui, di sentirsi più alto, più felice di lui. Quella scena è di un grande effetto nella lettura. Vedete Adelchi ferito, trascinato nella sala dove è il vincitore freddo e rigido - il barbaro rappresentato in tutta la sua rozzezza - dove è anche il padre prigioniero, che veniva da Carlo a chieder grazia pel figlio, non sapendolo ferito a morte.
      Adelchi edifica il suo piedistallo. Sapete che quando l'uomo muore, quando l'eroe della tragedia si avvicina alla morte, il modo come muore è il suo piedistallo. Adelchi, morendo, guarda ciò che gli sta intorno con gli occhi della morte: capisce sé, suo padre, il mondo. Egli gode di morire, perché non ha mai saputo che è venuto a fare in un mondo d'ingiustizie e di violenze, egli che ha un sentimento così alto della giustizia. Muore e dice al vincitore: - Tu, felice, tu pure devi morire - .
      Si rallegra col padre perché non sia più re:
     
      - Godi che re non sei; godi che chiusaAll'oprar t'è ogni via: loco a gentile,
      Ad innocente opra non v'è - .
     
      - Essendo prigione, non potrai più operare - : la maledizione per Adelchi non è nell'operare male, ma nell'operare.
      Non ci è nessun mezzo di far cosa gentile, consona al suo mondo ideale; e gli esce di bocca un ultimo stimmate contro quel secolo:
     
      - ... non restaChe far torto, o patirlo. Una feroce
      Forza il mondo possiede, e fa nomarsi


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





Adelchi Adelchi Carlo Adelchi