Goethe ne fece la prima. Alfieri, Parini, Foscolo, vi rappresentano un mondo non intimamente collegato colle tradizioni e coi sentimenti popolari, che richiede un sentimento sviluppato, abitudine di pensare molto svolta per essere gustato. Ecco perché in Italia non avevamo ancora letteratura popolare né in prosa né in poesia. Pregio di Manzoni è l'aver trovato il modo di rendere popolare la poesia lirica.
Così egli è il vero creatore della poesia popolare, come sarà il creatore della prosa popolare.
Continueremo nelle seguenti lezioni a studiare come allontanandosi l'ideale del Manzoni a poco a poco dalla astrazione, giunga in fine ai Promessi Sposi, il suo capolavoro.
[Ne La Libertà, 21-22 febbraio 1872].
Lezione V
[LA TRAGEDIA ALFIERIANA E LA TRAGEDIA MANZONIANA - «IL CONTE DI CARMAGNOLA»]
L'ideale lirico che finora abbiamo esaminato negl'Inni, nell'Ermengarda, nell'Adelchi, nel Cinque Maggio, è, come avete visto, l'ideale dell'«ultim'ora», l'ideale della morte. Quando il poeta esce dalla sua generalità lirica, quando vuol trovare una situazione per incarnare il suo ideale, vi presenta la morte, Adelchi che muore, Ermengarda che muore: Napoleone stesso, quando all'ultimo comparisce quell'ideale, è nel momento della morte.
Chi vuol raffrontare questo contenuto cristiano redivivo con lo stesso contenuto qual è nel Medio Evo, vede subito la differenza. Lì l'ideale non è solamente il frate, il convento, il santo, il mistico; ma penetra in tutt'i recessi della vita, a cominciare dal papa vicario di Dio e dal re mandatario di Dio.
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