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      I nostri poeti infatti, se hanno ingegno poetico oltrepassano il vero, se non l'hanno si rimangono nella scorza. Egli, con quella tendenza stessa con la quale Machiavelli diceva che la morale non è da cercarsi nei libri ma nel mondo effettuale, ha in sé sviluppato il talento dell'osservazione, quasi una seconda vista: quel veder le cose non superficialmente, ma cogliendone i fenomeni più fuggevoli e intimi che spariscono alla vista dell'uomo grossolano.
      Vediamo ora la descrizione. Un ramo del lago di Como giunge a un punto in cui le rive si restringono, il lago cessa, comparisce il fiume; c'è un ponte al luogo che segna il passaggio fra il fiume e il lago. Questa è un'osservazione speciale, fatta da uno che sta sul luogo: uno scrittore dozzinale, vedendo il ponte, si sarebbe distratto, avrebbe cercato di rappresentare il ponte, i villaggi sparsi per le rive, le proprie impressioni, ecc. Manzoni invece è quasi un naturalista che vuol mettervi innanzi, non solo, ma spiegarvi quel fatto. Il suo occhio osserva senza alcuna intenzione poetica, e segue così: c'è la poesia, ma quando si presenta da sé. L'autore non deve cercarla e ficcarla nella descrizione per forza, deve descrivere col sentimento dello storico, deve essere come uno specchio per dare l'idea di ciò che in esso si riflette, e se nel luogo descritto si presenta un momento estetico, è il benvenuto.
      In questa descrizione i particolari topografici sono tanti che vi costringono a leggere due volte lo stesso periodo per comprendere bene la figura, e non vi lasciano campo per cercare l'effetto estetico.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





Machiavelli Como