L'atmosfera è irrespirabile non soltanto la notte, ma anche il giorno poichè sulle ventiquattr'ore la nostra camerata non resta aperta che un'ora. Al mattino, quando ci leviamo, la biancheria è sporca e non ne abbiamo per cambiarla. Solo una volta alla settimana ci vien concesso di poterla lavare ma senza sapone. Il bagno ci è permesso una volta al mese, in mucchi di 60 o 70 là dove non c'è posto che per una diecina di persone. L'ingombro nelle celle rende impossibile qualsiasi lavoro in quanto che il posto per sederci è ristretto; anche per mangiare, gli uni si seggono in terra e gli altri restano in piedi pigiandosi. Il rumore e lo scompiglio affaticano oltremodo i nervi. Nella nostra prigione c'è una biblioteca, ma essendo nelle mani del direttore, non ci è possibile di poter ottenere da lui nè libri nè manuali qualsiasi, mentre ci è difficilissimo riceverne dal di fuori».
«Ma il male più grave è sopratutto l'insufficienza degli alimenti. Abbiamo un pasto al giorno (alle dodici): è una minestra contenente press'a poco cinquanta grammi di carne per persona e spesso cattiva. La minestra di patate non è che dell'acqua schietta e ce ne vien data soltanto una piccola scodella. Inoltre, ogni due giorni riceviamo la pappa: due cucchiai per ciascuno! Nell'estate avemmo due libbre e mezzo di pane; dopo il primo ottobre questa quantità ci è stata ridotta a due libbre e un quarto. Una volta durante l'inverno ci veniva aumentata la quantità di carne e diminuito il pane; quest'anno oltre al non averci aumentata la carne ci è stata mantenuta ridotta la razione del pane».
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