Ma che? quello che è stato occulto tutti gli anni del mondo, ben poteva, Sig. Ortenzio mio, celarsi tre o quattro mesi ancora. Quanto poi al far capo a V. S. prima che a tutti gli altri, sappia che io ne sono stato assai perplesso: e la cagione della mia perplessità è stata il non avere io notizia di nessuno di coteste regioni, pari o simile a lei in quelle cognizioni, che al poter dare sicuro giudizio di queste materie se gli potesse comparare; onde io, come presago di quello che poi è accaduto, cioè che a V. S. dovesse in gran parte esser delegato il giudicare sopra la mia proposizione, vedendo che quando essa ne fusse stato il presentante, poteva diminuire il credito, con mio pregiudizio, appresso cotesti Illustrissimi e Potentissimi SS., ho avuto per ventura ch'ella sia restata in neutralità, onde il suo giudizio venga ricevuto come totalmente sincero.
Verrà dunque in mano di V. S. la mia scrittura, nella quale espongo a gl'Illustriss. Ordini ec. il mio trovato. A lei toccherà il darne giudizio, con approvarlo o riprovarlo, ed approvandolo (come spero), sopra gli omeri suoi dovrà esser imposto il carico di reggere per l'avvenire tutta la macchina di questo gran negozio; poichè ella si trova (per relazione fattami in voce da' suoi compatriotti) d'una prospera e sana gioventù, e di quello acutissimo ingegno del quale fa testimonianza quello che ho veduto dell'opere sue; dove che io, per la gravissima età di settantacinque anni, con sensi debilitati e memoria in gran parte perduta, non sono per vedere ridotta all'uso l'invenzione mia, nè per godere altro che quell'applauso il quale da cotesti sapientissimi e benignissimi SS. le fusse conceduto, in particolare sull'approvazione di V. S. La confidenza che ho nella sua equità, ed il non desiderare io più di quello che giuridicamente mi si perviene, non secondo il mio ma secondo il parere d'altri, fa che io non spenderò parole per implorare il suo favore.
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Illustrissimi Potentissimi SS Illustriss
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