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      Ut autem tempus diutius non trahatur, iam et sententiam nostram, et quid ei porro censeam faciendum, late scribo. Tu, quaeso, fac ut literae quam rectissime curentur. Si hoc Domini Galilei inventum procedat, profecto spe sua et conatibus egregie excidet vester Morinus(40), qui hactenus ex lunae motu locorum longitudinem irrito labore, me iudice, eruere tentavit; et tamen ille suis literis me rogare non cessat, ut pro ista inventione praemium ipsi ab Illustrissimis Ordinibus exigam: qua in parte nunquam a me impetrabit, ut honorem meum pericliter. Nuper petiit, ut ipsi indicarem quale esset inventum Domini Galilei. Indicavi. Quid de eo iudicet, poteris facile expiscari. Non egissem illud, nisi Beecmannus(41) noster id iam ante communicasset Mersenno(42). Vale, mi optime Deodate, et negotium hoc nobilissimum, quantum potes, promove.
     
     
     
      3429.
     
      ROBERTO GALILEI a GALILEO [in Arcetri].
      Lione, 3 febbraio 1637
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. XIII, car. 7. - Autografa.
     
      Molto Ill.e Sig.r mio e P.n Colmo
     
      Responderò assai brevemente alla di V. S. de' 16 del passato, solo ricevuta hieri, ch'oggi mando quella mi ha raccomandato per il S.r Diodati a suo destinato viaggio, e qui alligato vi viene altra raccomandatemi da S. S.a, che grato mi sarà saperne la ricevuta.
      Quanto a quel libro del Saggiatore, lo ricevetti e lo mandai a Toloza al S.r Carcavi(43), il quale so che da S. S.a è stato ricevuto. Ma altro che domandò, e un altro che la mi scrissi alcuni mesi sono, che l'haveva consegnato alli SS.i Galilei, o in casa, per il S.r Diodati un certo libro, hora mi scrivono havere trovato in loro bottegha un certo libro, soprascritto al S.r de Rossi(44): mi vado imaginando che sia quello, e scrivono haverlo mandato.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XVII. Carteggio 1637-1638
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 584

   





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