Da tutte le parti fioccavano le risate e gli evviva che facevano un baccano. Intanto uno di noi seduto in un angolo con una bella ragazza, nel tempo che discorrevano del più e del meno, si sentì volare agli orecchi questo pezzo di dialogo: — O che ti confondi? per ora lasciali fare, poi ci rivedremo. — Eh io non l'ho con lui! (rispondeva un altro) l'ho con lei che è stata sempre una civetta. — Si voltò e vide che gli occhi non erano fissi sopra di lui, ma più là sopra un altro de' nostri compagni seduto parimente accanto a un'altra bella ragazza, e vide che si tenevan per la mano lì coram populo senza complimenti. I contadini si sconcertano facilmente se si trovano scorbacchiati: ed egli che lo sapeva, gridò al compagno: — Ehi costà, lasciamo stare le fanciulle, chè qua (accennando i due che aveva dietro) c'è il fratello che si lamenta. — E chi è questo fratello? (rispose arditamente la ragazza). E l'amico prendendo quello che minacciava, per un braccio: — Eccolo qui, non è vostro fratello questo? — Io? gnornoe (diceva intanto quello). — O dunque, che brontoli a fare? — O che bronciolao? non bronciolo io: per me faccino un po' quel che vogliono; era lui là..... — Sì, era? — Io noe, non ne so nulla io. — Insomma se non era nessuno tanto meglio. — Intanto s'era fatto un gran temporale, e il vento, i lampi, i tuoni e gli scatarosci142 dell'acqua facevano un casa del diavolo. L'ora della festa era passata, ma il sere non aveva core di dirci andatevene. Sbadigliava, si stirava, s'affacciava alle finestre, ogni po' guardava e apriva l'uscio: — E pure pare che si diradi!
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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