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      Questa posizione storica impone dei doveri precisi al Partito socialista: esso è partito di governo in quanto rappresenta essenzialmente il proletariato, la classe degli operai industriali. La proprietà privata minaccia di strangolare il proletario, minaccia di farlo morire di fame e di freddo: la concorrenza economica che è caratteristica della proprietà capitalistica, dopo aver condotto alla sopraproduzione, ha condotto al monopolio nazionale, all’imperialismo, all’urto feroce tra gli Stati imperialisti, ad una distruzione smisurata della ricchezza, alla carestia, alla disoccupazione, alla morte per fame e per freddo. La classe dei senza proprietà, di coloro che non potranno mai diventare proprietari, ha un interesse vitale e permanentemente vitale alla socializzazione, all’avvento del comunismo. Dagli altri ceti della popolazione lavoratrice possono invece nascere sviluppi per un nuovo capitalismo: da quelle forme di produzione, che il capitalismo non ha ancora industrializzato, possono minacciosamente irrompere ampliamenti di proprietà e sfruttamenti dell’uomo sull’uomo. Spezzato lo Stato borghese, spezzato l’apparecchio di cui il capitalismo finanziario si serve per monopolizzare ai suoi interessi tutto il lavoro e tutta la produzione, l’artigiano può tentare di servirsi del governo socialista per sviluppare la sua bottega, assumere operai a salario, diventare un industriale; se il governo proletario non glielo permetterà, l’artigiano può diventare un ribelle, dichiararsi anarchico, individualista, o che so io, e formare la base politica per un partito di opposizione al governo proletario: il piccolo proprietario (o il contadino povero del regime agrario a latifondo, a cultura estensiva) può abusare del fatto che, transitoriamente, fin quando durano le condizioni annonarie create dalla guerra, un chilo di patate può valere piú di una ruota di automobile, un pane può valere piú di un metro cubo di muratura, per domandare in cambio del suo lavoro non industrializzato e perciò economicamente povero, un lavoro dieci volte superiore del proletario: e se il governo proletario non permette al contadino di sostituirsi al capitalista nello sfruttare l’operaio, ecco che il contadino può ribellarsi, e trovare tra gli agenti della borghesia il gruppo che si costituisce partito politico dei contadini contro i proletari.


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Scritti politici
Seconda parte
di Antonio Gramsci
pagine 334

   





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