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      - Va', guarda se veramente dormono; oreglia alle stanze, in ispecie quella di Virgilio; sprangale pianamente per di fuori, e torna.
      Marzio andò.
      - Costui, continuava il Conte, sopra gli altri aborrisco; sotto quella superficie di ghiacciata mansuetudine non iscorrono meno veloci le acque della ribellione: aspide senza lingua, non però senza veleno. Quanto mi tarda, che tu muoia! -
      Marzio, tornando, confermava:
      - Dormono tutti, anche don Virgilio; ma di sonno travagliato, per quanto può giudicarsi dall'anelito febbrile.
      - L'hai sprangata fuori?
      Marzio col capo accennò affermativamente.
      - Bene; prendi questo archibugio, sparalo traverso l'uscio della stanza di Virgilio, e poi urla con quanto hai di fiato nella gola: - al fuoco! al fuoco! - Così insegnerò a costoro dormire mentre io veglio.
      - Eccellenza....
      - Che hai?
      - Io non le dirò: pietà del ragazzo, che pare ridotto in extremis....
      - Continua....
      - Ma la è cosa da mettere sottosopra il vicinato.
      Il Conte, senza punto turbarsi, pose chetamente la mano sotto al capezzale; e, trattane fuori una pistola, la spiana improvviso contro il cameriere, che tramutò in volto per terrore, e con voce soave gli disse:
      - Marzio, se un'altra volta invece di obbedire attenterai contradirmi, io ti ammazzerò come un cane: - -va'.
      Marzio andò più che di passo ad eseguire il comando.
      È impossibile descrivere con quanto terrore fossero destati le donne e il fanciullo. Balzano da letto, si avventano contro gli usci; ma non li potendo aprire urlano, pregano si dica loro lo accaduto, per amore di Dio aprano, dalla tremenda ansietà gli liberino.


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Beatrice Cènci
Storia del secolo XVI
di Francesco Domenico Guerrazzi
Tipografia Vannucchi Pisa
1854 pagine 814

   





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