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      Io me ne sto mestamente tranquillo: nulla desiderando per me, moltissimo per la Patria: ma qui la speranza mi si sbiadisce ogni di più, quantunque i concetti della emigrazione tengano del febbrile: intendiamoci però, io dico di speranze immediate, perchè rispetto al fine inevitabile delle tendenze umane io non sono dubbio: la via è lunga, anzi non terminerà mai, ma veruno si auguri far camminare la società all'indietro: la natura è ella morta nello inverno? Senza i rigori invernali noi non godremmo Aprile. Si consoli; saluti la Sig. Teresa, il Babbo, e la sorella: mi scriva più nuove che sa. Qui in casa si raccomandano tutti alla benevolenza sua, e dei suoi; ed io facendo lo stesso ho il piacere di confermarmi
     
      Bastia 20 Maggio 1855
     
      Suo Aff.o Amico
      D. GUERRAZZI.
     
     
     
      Bastia, 15 giugno 1855.
     
      Carissima signora Ersilia
     
      Sento con vivo dolore lo stato cagionevole dell'ottimo suo padre; molto più, che argomentando costà la stagione peggiore di qua, temo non sia per nuocergli. Io credo, che una cosa sola potrebbe sanare il povero Ferdinando, e sarebbe mutare aria, prendere le acque di Vicovaro, o altre simili, e poi per qualche tempo starsene a Livorno, dove potrebbe benissimo accudire ai negozi, e forse facilitarli, e ampliarli. Soprattutto mutare affatto sistema di nutrizione; esaminare attento quello che giova, e quello che nuoce; temperare la crudità con qualche rimedio blando, e mano a mano abituarsi al moto. Finchè stiamo nelle mani ai medici poveri noi. E lo so per prova. - Noi le Dio grazia stiamo bene.


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La vendetta paterna - Lettere inedite - Predica del venerdì santo
di Francesco Domenico Guerrazzi
Perino Editore Roma
1888 pagine 162

   





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