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      E cosí, non lo ritenendo le contradizioni degli imbasciadori, lo ritardava solamente la generosità del suo animo; per la quale, ancora che riputasse l'assoluzione de' viniziani utile a sé e opportuna a' fini propostisi, aveva deliberato non la concedere se non con degnità grande della sedia apostolica, e in modo che le cose della Chiesa si liberassino totalmente dalle loro oppressioni: e perciò, recusando i viniziani di cedere a due condizioni le quali oltre a molte altre aveva proposte, differiva l'assolvergli. L'una era che lasciassino libera a' sudditi della Chiesa la navigazione del mare Adriatico, la quale vietavano a tutti quegli che per le robe conducevano non pagavano loro certe gabelle; l'altra, che non tenessino piú in Ferrara, città dependente dalla Chiesa, il magistrato del bisdomino. Allegavano i viniziani questo essere stato consentito da' ferraresi, non repugnando Clemente sesto pontefice romano che a quel tempo risedeva con la corte nella città d'Avignone; e la superiorità e custodia del golfo avere conceduta loro con amplissimi privilegi Alessandro quarto pontefice, mosso perché coll'armi e colla virtú e con molte spese l'aveano difeso da' saracini e da' corsali, e renduta sicura quella navigazione a' cristiani. Alle quali cose si replicava per la parte del pontefice non avere potuto i ferraresi, in pregiudicio della superiorità ecclesiastica, acconsentire che da altri fusse tenuto un magistrato o esercitata giurisdizione in Ferrara, né averlo consentito volontariamente ma sforzati da lunga e grave guerra; e dopo avere ricercato invano l'aiuto del pontefice, le censure del quale dispregiavano i viniziani, avere accettata la pace con quelle condizioni che era paruto a chi poteva contro a loro piú coll'armi che colla ragione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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