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      Voi non lo riconosceresti neppure!» - Figliolo d'una tenerissima![2] - «Rimane ozioso un po' essendo solo. Non mi potresti dare anche i' mezzano? Allora si divertono dippiù.» - «Ed io? ch'ho a rimanere senza figlioli?» - «Eh vi dirò una cosa. Se mi date il mezzano anche lo piglio volentieri, che si divertono tutti e due. Come vi riporto questi due figlioli, allora mi prendo i' minore.» - «Ecco, babbo, la mi mandi, la mi mandi anche me. Gigi è ingrassato, si diverte: mi divertirò anch'io.» - «O pigliate anche questo! Ma se non me li riportate, i' minore non ve lo mando, perchè ne ho bisogno per i' podere. Vai!» - I' caro ortolano si porta via anche codesto dei figlioli. - «Addio, addio, babbo!» - e seguitano i' suo viaggio. Quando gli erano per la strada, seguitando a camminare: - «O che gli è molto lontano ancora il vostro posto?» - Fa apparire i' solito palazzo, lui. - «Guarda, ecco là i' mio appartamento.» - Questo ragazzo comincia a chiamare: - «Gigi! Gigi!» - «E che cosa chiami Gigi? Gigi lo vedrai quando sarai a i' posto.» - Spalanca la porta; entran drento tutti e due; e rimane stordito vedendo quelle ricchezze ancor lui. - «Vieni qua con meco. Vuoi vedere i' tuo fratello? Te lo farò vedere. Tuo fratello è in villa, sai? È in villa i' tuo fratello. Te rimarrai qui adesso, infino a che 'un ritornerà di villa.» - Lo porta alla tavola d'i' pranzo: mangiano e bevono tra lui e i' giovanetto. - «Ora ce n'anderemo a riposare e domani ci si alzerà a buon'ora, perchè io ho da andare a fare un giro.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Gigi