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      » - gli rispondono le ragazze. - «Mentre che il Re è tanto il bon signore. Come si fa a fargli questi strazii di buttargli la roba?» - «Oh, ma stasera ci sono le guardie doppie, oh!» - Egli fa come a dire, gli pare d'averla tra le mani questa persona. Si trattiene un altro poco, poi se ne va: - «Addio, addio, a domani.» - Quando gli è verso le ventitrè, dice la sorella minore: - «Che credete voi che non abbiate a calarmi stasera?» - Dice le sorelle: - «Oh questa sera poi, non ti si calerà davvero. Avresti aver sentito! Gli ha detto, s'egli scopre questa persona, gli ha da essere più grosso un chicco di rena. Noi non ti si cala.» - No e sì, no e sì, bisogna che la calino, son costrette a calarla. Quando l'hanno calata, lei via dall'usciolino solito. Sta in orecchi, cheh! non sente un'anima. Tutti erano attenti dove potevan credere che venivan le genti, ma di qua non c'era nessuno, non sapevan dell'usciolino segreto. La ragazza lo sapeva, perchè gnene aveva detto suo padre. Prende tutta la roba più dell'altra sera, perchè c'era più roba e più squisita; e fa l'istesso: quello che rimane tutto cenere ed acqua e tutto un piaccicume. Va alla cantina e piglia la meglio roba che ci possa essere, mah! bottiglie più squisite, sempre più della prima volta. La dà l'andare alle botti e poi la scappa a casa. - «Tiratemi su, tiratemi su!» - Va su; e le si mettono a mangiare in festa, tutte allegre. Venghiamo a Sua Maestà, che dice ai signori: - «Questa sera non è come ieri sera, no! Io ho messo le guardie doppie.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Sua Maestà