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      E così il terzo giorno resta il più giovane. Ma aveva veduta quella occhiatina, e quando i fratelli furon via, se ne andò dietro pian piano per ascoltar cosa dicessero. Disse il primo: - «Io ho ricevute tante bastonate quanti l'anno ha giorni. Tu, quante?» - Disse l'altro: - «Io tante, quanti du' anni hanno giorni.» - Il terzo torna nel palazzo e si metteva a cucinare, quando quel gigante entrò: - «Cosa fai?» - «Quel che mi pare.» - «Come sei entrato nel palazzo?» - «Come m'è piaciuto.» - «Io ti voglio dar tante bastonate, quanti tre anni hanno giorni.» - «Io te ne voglio dar quanti sei anni hanno giorni.» - «Io sono più grande di te,» - disse il gigante. - «Io sono più grande di te» - rispose il giovane e si pose sur una sedia. - «Io sono più grande,» - disse il gigante, e si recava in alto, allungandosi d'un palmo. - «Io sono più grande,» - rispose il terzo fratello e salì sulla tavola. E la terza volta messe la sedia sulla tavola e vi saltò sopra. - «Io sono più grande» - disse il gigante e faceva il collo lungo lungo.... Pan! Il giovane prese la sciabola e gli tagliò la testa. Giù! E la tagliava in pezzi e li gittò nel pozzo. Quando vennero i fratelli, disse loro che voleva scender giù in quel pozzo. Si attaccò ad una corda e prese una campanella e disse che con la corda lo calassero, lo lasciassero andar giù: aspettassero tre giorni. Se dopo tre giorni non avrebbe sonato la campanella, sarebbe stato segno ch'egli era morto. E così scese e al fondo trovò una buca per la quale vidde un vasto prato con erbe e be' fiori; e c'era una vecchia con un fuoco sopra al quale bolliva un caldajo.


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La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708