Sprofondiamoci pur quanto si voglia nella teoria più generale delle vibrazioni, noi diremo sempre: la luce produce questo effetto: il calore opera così. Si ha sempre la tentazione, o per lo meno si corre il pericolo, di sostantivare un processo, o i termini di esso. Le relazioni, per via di una illusionale proiezione, divengono cose, e queste cose escogitate divengono, alla volta loro, soggetti operanti. Se facciamo attenzione, a questa così frequente ricaduta del nostro spirito nell'esercizio prescientifico dei mezzi verbali, noi ritroviamo in noi stessi i dati psicologici del modo come si originarono, in altre circostanze e tempi, le obiettivazioni delle forme del pensiero stesso in enti e in entità, come è il caso tipico delle idee platoniche: e lo dico tipico perché è il più plastico fra tutti. Di tale metafisica, in quanto essa è la immaturità di una mente non ancora scaltrita dall'autocritica, e non rafforzata dall'esperimento, è piena tutta la storia; che appunto per ciò, come per tanti altri motivi, è anche superstizione, mitologia, religione, poesia, fanatismo delle parole, e culto delle vuote forme. Lascia, cotale metafisica, le sue tracce anche in ciò che ai tempi nostri chiamiamo orgogliosamente scienza.
Non aduggia essa forse il campo della economia politica? Quel danaro, che, da semplice mezzo di scambio qual è in prima, si fa capitale, solo in quanto è in funzione col lavoro produttivo, non diventa forse, nella fantasia degli economisti, capitale ab origine, che per un diritto innato getti interesse?
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