- Vedete (dice ai due amici un frate che li accompagnava per quelle sale) vedete questo prete? è qui ormai da un secolo, ed è assai bene conservato. Ha ancora la sua lingua.
Così dicendo cacciava in bocca al morto prete l'indice e il pollice, e stretta la lingua, la ciondolava da destra a sinistra.
Taluni sono dentro casse trasparenti di vetro, bambini e signore elegantemente vestite.
È un'indegna profanazione, una parodia feroce. Quelle salme, negli strani loro contorcimenti, appaiono afflitte, tormentate, furibonde, stendenti invano le braccia secche a implorare dai viventi quella quiete della tomba a cui ogni trapassato ha diritto.
E questo abbominio ebbe animo di lodare il Pindemonte a quel Foscolo che gli aveva mandati i versi che seguono:
«Non sempre i sassi sepolcrali ai templiFan pavimento; nè agl'incensi avvolto
De' cadaveri il lezzo i supplicantiContaminò; nè le città fur meste
D'effigiati scheletri: le madriBalzan nei sonni esterrefatte, e tendono
Nude le braccia sull'amato capoDel lor caro lattante, onde nol desti
Il gemer lungo di persona morta,
Chiedente la venal prece agli erediDal santuario. Ma cipressi e cedri
Di puri effluvi i zeffiri impregnando,
Perenne verde protendean sull'urnePer memoria perenne, e prezïosi
Vasi accogliean le lacrime votive.
Rapian gli amici una favilla al soleA illuminar la sotterranea notte,
Perchè gli occhi dell'uom cercan morendoIl sole, e tutti l'ultimo sospiro
Mandano i petti alla fuggente luce.
Le fontane versando acque lustrali,
Amaranti educavano e viole
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Pindemonte Foscolo
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