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      L'8% dei giovani da noi interrogati alla Generala, non dimostrava neppure a parole volontà alcuna di pentirsi dei falli commessi ed erano pure i falli più gravi (ferimento, furto recidivo); essi dicevano che se gli altri loro coetanei avevano denari per divertirsi, anche essi avevano diritto di procurarsene, rubando in casa o fuori; e v'era chi aggiungeva che qualunque delitto fossero per commettere, non compenserebbe mai il male che fu fatto loro soffrire nei riformatori. - Il 3% negava risolutamente il fallo imputato, e l'11% affermava il suo pentimento con tale noncuranza, da mostrare averlo piuttosto sulle labbra che nell'intimo del cuore. Il 5% giungeva sino ad insultare i genitori. Uno di questi, interrogato sulla professione del padre, rispose che era un boia di cancelliere al tribunale, che bisognerebbe impiccare; un altro, parlando di sua madre, disse che era una b...scia, che cercava qualunque via di disfarsi dei figli, per potersi più comodamente abbandonare ai suoi vizi!!
      Io ne notai un 10% che rubò prima dei 12 anni, e di questi parecchi eran recidivi per la terza volta.
      Ed in che modo provvede il Governo all'emenda di tutti costoro?
      Egli vi raccoglie i peggiori respinti dagli altri stabilimenti e li accomuna e mesce coi semplici abbandonati, coi delinquenti adulti in custodia.
      Un cappellano, coadiuvato da alcuni giovani più anziani e più istrutti, dovrebbe attendere all'educazione morale ed intellettuale, ma ogni suo sforzo va perduto fra tanta massa di gente. Si negano i giornali per paura che la relazione dei delitti ecciti la loro fantasia già di troppo portata al mal fare, ma in pari tempo anche i libri utili e morali.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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