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      Il male fatto da chi genera figliuoli malati non finisce quasi mai nella prima vittima: la malattia, il veleno si diffondono spesso in due, in tre, in più generazioni, seminando la debolezza, il dolore, la maledizione contro la vita e chi ce l'ha data.
     
      Chi è malato e vuole aver figliuoli è pessimo padre, perché dà a bere ad essi il veleno: è pessimo cittadino, perché dà alla nazione cattivi cittadini: è pessimo uomo, perché rovina il primo patrimonio dell'umana famiglia: la salute, la forza.
     
      Mettersi all'ombra di un fatalismo musulmano è giuocare tutta la propria fortuna sopra un tiro di dadi, è giuocare ad una lotteria la propria casa, la propria terra, tutto quanto si possiede.
     
      La felicità è dei forti, la vittoria è per chi ragiona; e nessuna ragione al mondo può giustificare l'epilettico, il tisico, il demente, che vogliono col matrimonio perpetuare in una razza l'epilessia, la tubercolosi, la demenza.
     
      Mettersi all'ombra di leggi ignoranti e brutali per giustificare il proprio errore è rinunciare per sempre ad essere qualche cosa più del volgo che mangia, rumina e dorme.
     
      L'amore è la più santa gioia della vita; ma volete voi farne un crogiuolo in cui si fonde un veleno?
     
      L'amore è la prima benedizione dell'uomo, ma volete voi che generi una bestemmia?
     
      L'amore è la fiaccola che riaccende la favilla della vita: volete voi farne una tela funebre che guidi alla fossa?
     
      Volete voi, tossicoloso e morente, accompagnare al cimitero figliuoli morti nel primo sorriso della fanciullezza?
     
      Volete voi leggere sulle rughe precoci del vostro figliuolo giovinetto una maledizione contro il padre, contro la madre che lo ha generato?


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Un giorno a Madera
di Paolo Mantegazza
Casa Editrice Bietti Milano
1925 pagine 147