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      E quand'anche Fermo fosse tornato tranquillamente, le ansietà di Lucia si sarebbero cangiate, ma non avrebbero cessato, perché ella non poteva più esser sua. Tremava ancora nel pensiero che Fermo potesse essere informato del suo ratto, della sua prigionia, e non sapere esattamente com'ella aveva fuggito ogni pericolo: la poveretta mentre aveva rinunziato a Fermo, avrebbe voluto ch'egli sapesse ch'ella era in tutto degna di lui. Avrebbe voluto che Fermo fosse informato del voto ch'ella aveva fatto senza ch'ella glielo dicesse, che egli l'approvasse con dolore, che non pensasse mai ad altra, né più a lei, o per meglio dire (giacché questa non era l'idea precisa di Lucia) avrebbe voluto che Fermo facesse tutti i giorni una risoluzione di non più pensare a lei. L'assenza del Padre Cristoforo accresceva ed esacerbava tutti questi cordoglj: le mancava l'aiuto, e il consiglio; quegli a cui ella confidava anche i mezzi pensieri, quegli le cui parole la rendevano sempre più tranquilla, e più conscia di se stessa. Quanto a Don Rodrigo, egli era messo almeno per qualche tempo fuori del caso di far paura; e la rimembranza di quest'uomo, trista certo e schifosa per Lucia, non accresceva però le sue inquetudini. Pensava però che Don Rodrigo sarebbe tornato, e rimasto, e che il Cardinale non avrebbe potuto sempre aver l'occhio sopra di lei per difenderla; e da questo pensiero deduceva la necessità di trovare qualche dimora più sicura, e sperava che il Cardinale stesso ne avrebbe tolto l'incarico.


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Fermo e Lucia
di Alessandro Manzoni
pagine 802

   





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