Vogliamo pane!»
«Sì, figliuoli, pane, pane! abbondanza!» rispondeva Ferrer, ponendo la destra sul cuore per dare la forza del giuramento alle sue parole.
«Che cosa ha detto?» domandavano quelli che non erano vicini abbastanza per intendere il suono delle parole.
«Ha detto pane! abbondanza!» rispondevano quelli che avevano inteso; e queste parole girarono in un momento fino all'altra estremità della calca.
«Ciarle! ciarle!» gridavano alcuni. «Viva Ferrer! è un galantuomo!» gridavano altri. «Noi vogliamo Ferrer! comandi Ferrer! morte ai birboni!»
«Sì figliuoli miei cari!» diceva il vecchio, alzando la voce quanto poteva: «comanderò io: si farà giustizia: il pane a buon mercato. Intanto fatemi un piacere, datemi un po' di passaggio. Vengo per mettere in prigione il vicario di provvisione».
Questa nuova parola fu pure trasmessa di bocca in bocca. «Sì sì: bravo! in prigione!» «No no! lo vogliamo morto!» «No! in prigione! giustizia! Largo! largo!» «Sono imposture! chi l'ha da giudicare? Sono tutti d'una razza!» «Via! via!» «Ferrer è un galantuomo! in prigione!»
La proposta inaspettata del gran cancelliere aveva divisi in un momento i pareri e gli animi di quei comizj tempestosi, o per dir meglio aveva fatta scoppiare una divisione che già esisteva. Alcuni o per una ebbrezza di furore e di crudeltà, o per una fredda speculazione di anarchia volevano persistere nel proposto sanguinario: ma i più, placati in parte e raddolciti dal vedere che un alto magistrato veniva a riconoscere la giustizia della loro causa, e a compirla legalmente, vinti dalla affezione che sentivano in quel momento pel vecchio Ferrer, commossi da quella sua canizie e dal contegno supplice e carezzevole che tanto piace alla moltitudine in un uomo che le si è sempre mostrato in un aspetto di gravità e d'impero, innamorati anche dalla sicurezza animosa del vecchio che non aveva dubitato di affrontare una tanta burrasca, gridavano che gli si facesse luogo, e che il vicario gli fosse rilasciato.
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