Né con questi pensieri ho creduto esaurire la materia ed indicare tutte le particolarità della Musica del Verdi; ma solo accennarne il carattere principale e quel che a me parve più essenziale.
Il Verdi assai di rado fallisce nel suo intento, e ciò non è senza ragione grande, per avere egli le supreme doti dell'ingegno, quali sono la meditazione, e quella inspirazione vera che nasce dall'intrinsecarsi affatto col soggetto che vuol dipingere; per essere poi fornito del sentimento per cui l'Artista palpita con le creature che popolano il suo Dramma e diviene sto per dire collega delle medesime; ed insieme avendo intera cognizione dell'Arte, senza di che un Maestro non viene giammai a gloria suprema. E poiché l'Artista per forza che egli faccia a compenetrarsi col soggetto, pure, massime ne' tempi moderni, lascia qua e là scappar fuori la sua natura, segue che si veda sparsa nelle note del Verdi quella tinta di mestizia, che dà indizio di fuori dello Stato intimo del suo animo. Oltre dell'alta bellezza delle sue Opere, è pure la sembianza malinconica di cui veste le note pellegrine che inventa, quello che rende il Verdi grato anzi che no ai nobili e gentili animi. Ed egli che non è mosso principalmente se non dall'Arte, laddove parecchi Maestri intendono solo al guadagno, non mai si pone a colorire un Dramma che non si confaccia col suo genio mestissimo. Quest'armonia tra l'animo dell'Artista e il soggetto intorno a cui lavora, fa che il Verdi generi quelle Musiche di cui non si può tanto dire che più non meritino.
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