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      I loro cavalli erano ebbri di demenza. Tutto è fiamma intorno a loro: il pelo dei cavalli, i ferri dei piedi, gli occhi dei padroni, l'aria del cielo... tutto tramanda scintille! Lo spazio è un abisso: assorbe, attira, porta via, trasporta - dove Dio mise dei piedi, esso attacca delle ali.
      Ove van dessi? verso il limite illimitato: in niun luogo! Avanti! poi avanti! avanti sempre!
     
      Una frana a picco li ferma infine.
      Bianca dà in un pazzo riso.
      Il duca cava il suo cappello e saluta.
      - Mica male! - sclama la principessa. Per un primo saggio ve la siete tirata bene. Promettete qualcosa.
      - Non sono io l'ombra? - rispose il duca. Il corpo mi trasporta nell'orbita sua. Ove è il merito che Vostra Altezza mi fa l'onore di rilevare?
      - Ritorniamo. La bufera bufonchia. Se il nuvolo crepa voi andrete a pigliare un cimorro; ne ò paura!
      - Altezza, io non mi incatarro che al lume dei doppieri.
      - In questo caso non vi accimorrerete mai al mio seguito. Voi non andate dunque mai al ballo, voi? mai allo spettacolo?
      - O' bisogno di ben foderarmi di flanelle, se par avventura sono obbligato di andarvi.
      Rivennero su i loro passi e traversarono i cedui.
      Era la fine di maggio. La natura fremeva ancora del suo immenso andare in amore - ciò che si armonizzava completamente con l'espressione di aspettativa appassionata cui la giovane coppia portava negli sguardi.
      Camminavano adesso fianco a fianco, a passo lento, in silenzio. E' cercavano forse un finale spontaneo, che perdesse quell'impronta per ordine, cui l'una aveva compreso nelle parole di suo padre, l'altro in quelle di suo zio.


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I suicidi di Parigi
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Sonzogno Milano
1876 pagine 440

   





Dio Vostra Altezza