Nel qual discorso, se saremo costretti dall'amore della verità a deviare da quello che n'hanno detto gli scrittori, lo faremo quanto piú modestamente sarà possibile, sapendo che le cose degli antichi meritano di essere avute in somma venerazione, e queste massimamente, che già passati quasi duomil'anni furono ricercate e descritte. Per tanto è da sapere che, trovandosi Alessandro Magno nell'impresa sua in Oriente aver già vinta tutta l'Asia ed esser giunto al fiume Indo, mosso da diverse cause deliberò di tornarsene a casa coll'esercito, e parte di quello menarne per terra e parte, per mostrare la grandezza dell'animo suo, farne andar per mare, cosa ch'alcun altro avanti di lui non aveva non solamente fatto, ma non pur tentato. E però, fatta una armata nel detto fiume e sopra quella messa una parte dell'esercito, ne fece capitano Nearco, suo grandissimo favorito, e con esso insieme mandò Onesicrito, uomo peritissimo delle cose celesti, acciò che egli comandasse 'l cammino. E cosí poi questi duoi scrissero con diligenza quanto se ne faceva di giorno in giorno, gli scritti de' quali furono tenuti in molta estimazione appresso gli antichi, e Strabone e Plinio gli allegano ogni fiata che parlano dell'India, o vero de' mari di quella, come auttori veridici, e che siano stati i primi a discoprirli e a darne notizia. E Arriano greco, gentiluomo di Nicomedia che fu al tempo d'Adriano, Marco e Antonino imperatori, e per la sua singular virtú e dottrina meritò di esser fatto console, avendo scritto la istoria d'Alessandro, aggiunse nel fine di quella questo viaggio cavato dai libri de' sopradetti duoi scrittori.
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