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      E quello che al presente augumenta piú la devozione di detta casa fu una pietra che li nostri trovorono in certe ruine, che pareva in altro tempo essere stata casa di orazione, nelli fondamenti della qual volendo loro per sua devozione edificar un'altra, trovorono una pietra quadrata, netta e ben lavorata; nella faccia che giaceva verso la terra aveva una croce lavorata, della similitudine che portano li comandatori dell'ordine di Avis, e sopra una punta vi era scolpito un uccello con l'ale aperte nel modo che lo Spirito Santo in figura di colomba discese sopra gli apostoli, come è uso dipingersi. Sopra il corpo della qual croce e campo della pietra erano molte macchie e goccie di sangue, cosí fresco che pareva aver poco tempo che fosse stato sparso, e nel circuito avea alcune lettere di caratteri strani, che quelli della terra non sapevono leggere. La qual pietra li nostri portorono di là con processione e solennità, e la misero nella propria chiesa che san Tomé fece con le sue mani; e secondo che è la fama fra li naturali del paese, dicono che sopra questa pietra fu morto il beato san Tomé, essendo qui in orazione; altri dicono che fu uno suo discipulo. La pittura della qual pietra l'anno passato del millecinquecentoquarantotto mi fu mandata in tre carte, una delle quali, con certa inquisizione che il governator Nunno da Cunna in suo tempo fece far per li nativi circa di quello che si aveva di memoria fra quelli cristiani di san Tomé e della sua vita, e cosí uno libro della scrittura delli Chini e l'altro della Persia, con alcune informazioni delli costumi delle genti di quelle bande, io ho dato al reverendissimo messer Giovan Riccio di Monte Pulciano, arcivescovo di Syponto, che in quel tempo, essendo in minoribus, era in questo regno nunzio di papa Paulo terzo, per avermi lui richiesto che li donasse qualche cosa delle bande di India per mandar al reverendissimo cardinal Farnese, nepote del medesimo papa, che gliela domandava a instanzia del reverendo messer Paulo Iovio, vescovo nocerino, uomo diligente e curioso di queste cose degne di scrittura, per metter nella sua istoria generale del suo tempo, secondo promette nelle opere di questa fa


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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