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      Ma poco si curavano quelle genti di esercitare l’ospitalità: nulla davano senza denaro contante in cambio, che venne anche sborsato. Ci trovavamo in Taiserbo già a 250 m. al disopra del mare, essendo sempre saliti gradatamente da Augila e Gialo. Ma così dolcemente elevasi il terreno da quell’avvallamento delle Sirti andando verso il sud, che uno non si accorge menomamente, come, di mano in mano, la differenza di livello diventi maggiore.
      Il primo sito che visitammo fu l’antico Gasr che da lontano sembra un cumulo di terra, nelle cui rovine però si distinguono ancora le stanze, le travature e le muraglie costruite di blocchi di sale. Tornando di là riuscii a dissotterrare una testa, che proveniva dall’antica famiglia dei sultani e quindi poteva considerarsi come uno dei più genuini teschi Tebu. Il figlio dello Scich Gib al-Lah el-Abid sosteneva, persino, che era la testa del suo bisavolo. Ed avendogli io detto che in questo caso il portar via il teschio del suo antenato era un sacrilegio, rispose che non importava, giacchè era un «Kafir», ossia un miscredente. Dietro Giranghedi si stende immediatamente un gran padule di sale con molte fosse d’acqua ed intorno intorno crescono spontanei Kasbah ed Ethel così fitti ed in così rigogliosa abbondanza, che non si possono attraversare se non seguendo alcuni sentieri, apertivi per lo mezzo a bella posta. Nelle distese d’acqua nuotavano oche ed anitre selvatiche certo un raro esempio nel cuore del Sahara. A qualche distanza più oltre si scorgono le rovine di un secondo Gasr.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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