Arriva la carrozza del conte Aquila con sua moglie (diciamo Aquila per non dire il vero nome di questo conte), il quale dell'aquila aveva l'occhio, il naso e la tendenza a volare in altissimo. Sua moglie (che chiameremo la contessa Amalia) è una leggiadra giovinetta di vent'anni. Essa porta un berrettoncino alla greca, di seta ponsò, con una stella nel mezzo, di raso bianco, dove un grosso diamante rifrange la luce in iridi fuggitive. Ha un soprabito di velluto ponsò ricamato in argento, da cui trapela un sottabito bianco di stoffa alla greca, tutto con righe a lama, pure d'argento. Il conte Aquila ha l'abito nero di seta, con ricamo color verde a foglie di quercia, con bottoni e spada in acciajo; cappello con piume bianche, bottone e cappio in acciajo e fibbie d'argento.
Questa coppia giovane, che ben potea rappresentare la forza e la grazia, la violenza e la sommessione, è trattenuta in sull'ingresso dello scalone da un'altra coppia discesa allora allora. Era l'avvocato Falchi con sua moglie detta: l'Avvocatessa. Codesto Falchi è un pseudonimo; se il lettore ci sa pescare, ci peschi, e si diverta. Del rimanente questa donna noi l'abbiamo già vista al teatro della Scala la sera del ballo del papa, ed era una delle tre dive seminude. Essa in poco tempo, insieme col suo marito, era ascesa
Dal nulla avito al milionario onore.
L'avvocatessa Falchi, dette alcune parole alla contessina Aquila, e chiesto a una guardia se S.E. il ministro Prina era già venuto, ed avutane la risposta affermativa, ascese con ostentata lentezza le scale, guardando con invidia la giovane contessina.
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