Vi si avviavano costoro, allorchè il Senato, richiesto da Calpurnio se dovessero ammettersi, intimò loro che se non veniva in Roma Giugurta in persona a rimettere il suo regno e se stesso al Senato, i di lui Legati fra dieci giorni d'Italia sgombrassero. Ricevuto da essi il decreto per mezzo del Console, senza alcun frutto ripartivano. Calpurnio intanto, apparecchiava il suo esercito, scelti per compagni all'impresa molti de' nobili faziosi e autorevoli, sotto l'ombra de' quali potesse egli velare le proprie mancanze: fra essi, quello Scauro, della cui indole e portamenti di sopra parlai. Erano molte doti in Calpurnio, e del corpo e dell'animo: alla fatica indurito; pronto d'ingegno; provido bastantemente; non inesperto di guerra; ne' perigli fortissimo; contro le insidie avvertito: ma tutte inceppava queste virtù l'avarizia. Le legioni da Reggio passavano in Sicilia, e quindi nell'Affrica. Calpurnio dunque ben provveduto di tutto, da prima entrò vivamente in Numidia, fecevi assai prigionieri, ed espugnò alcune città.
XXIX.
Ma Giugurta avendolo per ambasciatori tentato, e fattegli ingrandire le difficoltà della guerra intrapresa, quel venale animo del Console facilmente all'oro piegavasi. Compagno, ministro, e consigliero egli eleggevasi Scauro: il quale, benchè da principio, quasi solo incorrotto, fieramente il Re assalisse, vinto pure dalla immensità del denaro, diede poi, come gli altri, le spalle al retto e all'onesto. Giugurta voleva da prima soltanto indugiare la guerra, sperando tuttavia alcuna cosa ottenere da Roma, o col danaro o cogli amici.
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