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      Con queste regole si fece conto che per allora averebbono parlato 34 teologi e s'averebbono potuto udire in 10 congregazioni al piú. Nel stabilir questo ordine, per farlo publico, nacque difficoltà che inscrizzione dargli, parendo ad alcuni che col chiamarlo modo da servare per li teologi, si dovesse incorrer nell'inconveniente opposto da quel spartano agl'ateniesi: che li savii consultassero e gl'ignoranti deliberassero; per evitar il quale la inscrizzione fu cosí concepita: "Modo che per l'avvenire si doverà servar nelle materie che saranno essaminate da' teologi minori", inferendo che i prelati fossero poi teologi maggiori.
      Gl'articoli furono 13:
      [1] Se la messa sia sola commemorazione del sacrificio della croce e non vero sacrificio.
      2 Se il sacrificio della messa deroghi al sacrificio della croce.
      3 Se Cristo ordinò che gl'apostoli offerissero il suo corpo e sangue nella messa con quelle parole, cioè: "Fate questo in mia commemorazione".
      4 Se il sacrificio della messa giovi solamente a chi lo riceve e non possi esser offerto per altri, cosí vivi, come morti, né per li peccati, satisfazzioni et altre loro necessità.
      5 Se le messe private, in quali il solo sacerdote riceve la communione senza altri communicanti, siano illecite e debbiano esser levate.
      6 Se è contrario all'instituzione del Signore il meschiar l'acqua col vino nella messa.
      7 Se il canone della messa contiene errori e debbia esser abrogato.
      8 Se è dannabile il rito della Chiesa romana di prononciare in segreto e sotto voce le parole della consecrazione.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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