Rimasero fermi i Tedeschi, ma non essendo più di cinquecento, o come altri vogliono, settecento uomini d'arme; avviluppati dai Normanni, perirono quasi tutti sul campo di battaglia. Il papa che all'istante della disfatta erasi riparato in Civitella, dovette uscirne e rimanere senza difesa fuori delle porte, perchè gli abitanti non vollero esporsi al risentimento dell'armata vittoriosa.
I Normanni s'avanzarono verso di lui, e quando gli furono vicini si gittarono in ginocchio, e coprironsi di polvere implorando il suo perdono e la sua benedizione. Lo condussero nel loro campo, trattandolo sempre col più profondo rispetto: ma in mezzo a tante dimostrazioni di religiosa umiltà lo tennero alcun tempo prigioniero, sicchè potè persuadersi che ad un pontefice non si convengono le funzioni di generale d'armata. E come aveva prima creduto che il cielo lo avrebbe soccorso, credette allora che il cielo si fosse apertamente dichiarato contro di lui, e fece egli stesso i primi passi per riconciliarsi con quegli stessi uomini, contro i quali aveva predicato una specie di crociata. Per soddisfare alla loro domanda, e riporsi in libertà, accordò ai Normanni l'investitura in nome di s. Pietro, e come feudo della Chiesa, di tutto quanto avevano conquistato, e di quanto potessero ancora conquistare nella Puglia, nella Calabria e nella Sicilia(315).
E per tal modo una disfatta diede alla santa sede ciò che ottenuto mai non avrebbe con una vittoria, e la debolezza d'un pontefice pio ed affatto ignaro della politica del mondo, conquistò quello che i più arditi suoi predecessori non avevano pur osato di tentare.
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