L'istesso imperatore, rientrato in Toscana, si pose a Fucecchio, facendo stringere Capraja con tanto vigore, che in capo di due mesi gli assediati, non avendo più viveri, dovettero rendersi a discrezione. Federico mandò nella Puglia quasi tutti i più distinti personaggi fatti prigionieri a Capraja, e gli si dà colpa d'averne condannati molti alla morte, altri alla perdita degli occhi.
Cacciati i Guelfi da Fiorenza, tutta la Toscana rimaneva a disposizione di Federico: ma i suoi affari non procedevano in Lombardia ed in Romagna con eguale fortuna; perchè i fuorusciti fiorentini, riparatisi in Bologna e nelle vicine città, combattevano valorosamente contro il partito imperiale. Il papa aveva spedito suo legato ai Bolognesi il cardinale Ottaviano degli Ubaldini, per istimolarli a porre la Romagna sotto il dominio della santa sede. Il giorno susseguente al suo arrivo, il cardinale fu ammesso nel consiglio del comune, nel quale dal popolo e dal prelato si fissò il piano della futura campagna. Era pretore di Bologna Bonifacio di Cari, di Piacenza, che, uscito ne' primi giorni di maggio con una bella e poderosa armata e col carroccio del comune, si fece a guastare la parte del territorio modonese, posta al levante del fiume Scultenna, ossia Panaro; occupò Nonantola, e spianò i forti di san Cesario e di Panzano. Di là, passando all'altra estremità del distretto bolognese, prese molte castella soggette ad Imola, che poi cinse d'assedio.
Era Imola troppo vicina a Bologna per non soffrire dall'ingrandimento d'una città rivale, ed aveva più volte fatto infelice esperimento della inferiorità delle sue forze, onde sentiva di non potersi lungamente sostenere.
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