Mastino, che non accordava ai Carrara tanta confidenza, aveva più volte scritto a suo fratello di osservarne gli andamenti, di arrestarli ed anche di farli morire. Alberto mostrava tutte queste lettere ai Carrara; e questi che già da più mesi trattavano col doge di Venezia313, cercavano di risvegliare in Padova lo zelo de' loro partigiani, e mantenevano strette intelligenze con Pietro de' Rossi, loro nipote, cui chiedevano all'opportunità soccorso di gente. Mastino scoperse tutte queste pratiche e scrisse il 2 agosto a suo fratello di far arrestare senza ritardo i due Carrara che lo tradivano e di farli morire. Quando fu introdotto il messaggiere, che aveva ordine di consegnare la lettera al solo Alberto, questi stava giocando agli scacchi. Egli prese la lettera e senza aprirla la consegnò a Marsiglio da Carrara, che gli stava vicino. Marsiglio lesse l'ordine del suo supplicio senza lasciar travedere sul suo volto alcun turbamento. «Vostro fratello, disse in seguito al signore, domanda che voi gli mandiate senza ritardo un falcone pellegrino di cui abbisogna per la caccia.» Nello stesso tempo prevenne Ubertino di apparecchiare ogni cosa per quella notte, e più non perdette Alberto di vista onde impedire che gli giugnesse qualche nuovo avviso314.
A mezza notte i Guelfi ch'erano di guardia alla porta di ponte Curvo, l'aprirono a Pietro de' Rossi, che entrò in Padova alla testa della sua cavalleria. I partigiani di Carrara che si erano adunati in silenzio intorno al palazzo pubblico, sorpresero nell'ora medesima le guardie, le disarmarono, arrestarono Alberto della Scala nel suo appartamento, e lo condussero subito nelle prigioni di Venezia.
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