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La fanciulla si arrese, e confessò il furto dei guanti e quello del nastro, aggiungendo molte proteste di pentimento.
— Ora dimmi il resto. Tu devi aver preso altre cose da che sei entrata in questa casa, perché ieri ti lasciai in libertà tutto il giorno. Se mi confessi di aver rubato qualche altra cosa, non sarai frustata.
— Ebbene, signora, ho preso quella cosa rossa che miss Eva porta intorno al collo.
— Sciagurata! E che altro?
— Ho preso i pendenti di Rosa.
— Riportami questi due oggetti subito.
— Ahimè, signora, non posso, perché li ho gettati nel fuoco.
— Nel fuoco! Non è vero. Portameli, o ti faccio battere. — Allora Topsy, con grandi proteste, lacrime e singhiozzi, dichiarò che era impossibile, perché li aveva bruciati davvero.
— Ma perché li hai bruciati? — domandò miss Ofelia.
— Perché io sono cattiva, signora, molto cattiva. Non posso far a meno di esserlo. —
In quel momento Evangelina entrò nella camera con al collo la sua collana di coralli.
— Dove hai trovato il tuo vezzo, Eva? — le domandò miss Ofelia.
— Dove l’ho trovato? Io l’ho portato tutto il giorno al collo, — rispose Evangelina.
— E ieri l’avevi?
— Certamente, e il più singolare è che l’ho tenuto al collo tutta la notte, perché mi dimenticai di levarmelo andando a letto. —
Miss Ofelia restò sbalordita, e il suo stupore aumentò quando vide entrare Rosa, che portava della biancheria, ornata dei soliti pendenti di corallo.
— In verità, — disse miss Ofelia con l’espressione di chi abbia perduto ogni speranza — è impossibile ridurre questa fanciulla!
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