Egli leggeva con sincera attenzione la piccola Bibbia di Evangelina. Badava, nei rapporti coi servi, alla loro educazione, dolente della sua negligenza per il passato. Appena fu tornato alla Nuova Orléans, fece i primi passi per la legale emancipazione di Tom, che doveva esser posta ad effetto non appena egli avesse potuto adempiere le prescritte formalità. Egli amava ogni dì più quel fido servo. Non c’era al mondo chi gli rammentasse così vivamente la sua Evangelina. Lo voleva sempre vicino a sé. Chiuso con tutti per quanto riguardava i suoi più intimi sentimenti, si apriva liberamente con Tom. Né alcuno avrebbe potuto maravigliarsene se avesse visto con quanto affetto, con quanta devozione il povero schiavo stava sempre intorno al suo padrone.
— Or bene, Tom, — disse Saint-Clare il giorno dopo quello in cui aveva compiuto le prime formalità per il suo affrancamento — io farò in breve di te un uomo libero; perciò tu puoi fare il fardello e prepararti a partire alla volta del Kentucky. —
Il lampo di gioia che brillò in viso a Tom quando egli sollevò le mani al Cielo, e la sua enfatica esclamazione: «Il Signore sia benedetto!» sconcertarono un po’ Agostino: gli doleva che Tom fosse tanto disposto ad abbandonarlo.
— Nel vedere il tuo giubilo si direbbe che tu sia molto maltrattato qui!
— No, no, padrone, non è per questo; io godo al pensiero di divenire un uomo libero.
— E non ti pare d’essere stato meglio con me, finora, che se tu fossi stato libero?
— No, padrone, — esclamò Tom con uno slancio di energia — no certamente!
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