Siamo giunti al settembre del 1914 (anno tragico per l'umanità) e il Capitano Giulietti lancia un appello ai marittimi contro la inferocita reazione. Stralciamo da esso:
«Il Governo vuole abbattere la nostra Film. Teme la vostra unione. Gli armatori, fallito il colpo della serrata, si sono visti perduti. S'inginocchiano davanti al seggiolone del Ministero degli Interni e domandano aiuto per sè e per i loro manutengoli. Il Governo ha messo a disposizione degli armatori: manette, poliziotti, spie, soldati e giornalisti.
«I dirigenti della vostra organizzazione vengono arrestati non appena s'accostano ad un vapore in partenza. La libertà di organizzazione ci è stata tolta. Bisogna insorgere per riacquistarla!
«Compagni marinai, ricordate che in mare siete solo ed esclusivamente voi i padroni delle navi; ricordatevi che in mare la mano lunga e nera, brutale e vendicativa del poliziotto non può raggiungervi; ricordatevi di vendicare i fratelli colpiti da cinque mesi di disoccupazione; ricordatevi di vendicare l'equipaggio del «Piemonte», ammanettato, imprigionato e ricondotto a bordo con le manette ai polsi, con le rivoltelle delle guardie spianate sul volto, e fra una selva di baionette.
Compagni, marinai, fate tutti il vostro dovere!».
Tutto ciò dimostra che la lotta si era fatta acuta. Questa lotta è durata un anno e quattro mesi ed è passata per fasi diverse. Per averne un'idea, bisogna leggere i libri Rosso, Verde e Nero della Federazione dei Lavoratori del Mare. In questi libri sono descritti gli episodi più notevoli.
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