È ingenuo sbalordirsene; in fondo vi è un intimo nesso in tutta l'opera sua, che è battaglia contro l'ingiustizia, quando sceso sul terreno della praticità difende tenacemente brano a brano, di fronte agli armatori e ai Governi le ragioni dei lavoratori. Dopo avere con decennale improba fatica riorganizzato la gente di mare, dopo avere conquistato per lei stessa una vita migliore, ed avere fortemente operato per rialzarla moralmente e intellettualmente, ora egli persegue il nobilissimo intento d'una grandiosa cooperativa marinara che la emancipi dalla schiavitù capitalistica.
«E vi riuscirà perchè è perseverante e tenace, perchè oppone ad ogni ostacolo una incrollabile fede nei destini del proletariato.
«Quando ne discorre si illumina tutto di questa sua fede interiore; gli occhi gli fiammeggiano, la parola gli fluisce veemente. La visione di un cantiere sonante di opere, delle navi che scendono dallo scalo, proprietà dei lavoratori, lo affascina e lo rende veramente Poeta. Guai a contraddirlo: scuote con una mossa leonina le spalle, squassa la folta capigliatura nera e vi annienta sotto il torrente della sua appassionata eloquenza. Sono raffiche di pieno oceano. Capitano Tempesta, Capitan Giastemma, (boja d'un mond leder!) Capitan Dodero? Un po' di tutti, ma su tutti, unicamente, originalmente: – Capitan Giulietti – un lottatore di genio, fuso nell'acciaio.»
Naturalmente, appena il segretario della Federazione Marinara entrava a Montecitorio, i nemici cominciavano ad arruotare i denti a stralunare gli occhi, a sputar veleno.
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