Non credevo; non mi sognavo neppur per l'immaginazione che i morti potessero tornare; ma... ma... ma; insomma, me lo dica il lettore cosa sarà stato. Riserro l'uscio in fretta e furia e via per la strada buia che mi pareva milanni fra la gente e i lumi.
Me ne tornai glorioso e trionfante a casa; recando meco il fiaschetto mezzo vuoto: ebbi le mie cinque lire e le molte risate furon fatte da tutti, meno che da quelle grugnone incartapecorite delle zie, che non potendo far altro mi dissero:
«Domenica, domenica, prete Pappaciucci sentirai che roba.»
E così terminò quell'avventura un pò pericolosa, se vogliamo, ma che viene a dimostrar questo: che i giovani sono inconsiderati e biricchini, ma i vecchi talune volte lo sono più di loro e più reprimevoli. Non era nulla bere e sghignazzare su cose che ormai nessuno prende più sul serio; ma non mi par bello che i grandi ridano, scherzino e mettano i ragazzi in imprese nè serie nè utili, se non fosse per esercitare pel dopo un salutare effetto in casi diversi della vita quando si richieda o coraggio o fermezza d'animo.
Per conto mio, avrei ballato a que' tempi, sur un quattrino come si suol dire, e narrerò fino a che punto, all'età di 14 anni, ero già spregiudicato e libero dalle pastoie delle superstizioni e dalle paure che fanno tribolare e deprimono i caratteri de' giovani, perchè quelli delle persone maggiori (dei vecchi e delle vecchie non ne parlo) sono schiavi de' preconcetti e dei rispetti umani.
Veniva a villeggiar con noi per otto o dieci giorni, un amico della famiglia: il maggiore Giulio Travaglini di Firenze.
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Pappaciucci Giulio Travaglini Firenze
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