Il principe aveva sempre curato di procurarsi amici fedeli e di legare a sé l'entourage in cieca sommissione: la fortuna ora gli conduceva l'amico più fido e più devoto, Fialin Persigny. Per dare ai lettori un'idea dello stile seguito dal bonapartismo nella fabbricazione delle sue favole, nella sua mitificazione, menzioniamo l'edificante istoria, la quale racconta il come cotesto Saulo si convertì in napoleonico Paulo. Il signor Giuseppe de la Roa nella sua officiosa biografia del duca di Persigny ci ha dato pel primo il racconto meraviglioso, e poi il signor Véron ce lo ha particolareggiato con doverosa commozione. Il giovine scapigliato, che nell'armata di pace del re borghese non poteva stare alle mosse, conobbe in un suo viaggio nella Svevia una dama, e fissò con lei un appuntamento a Ludwigsburg. Il giorno stabilito, mentre ebbro di amore faceva sferzare i cavalli che lo portavano al convegno, tutt'a un tratto il suo cocchiere svevo con gioia improvvisa agitò in aria il cappello e gridò, in francese, s'intende: Vive Napoléon! Rasente, in vettura, era passato un giovine cadetto wurtemberghese, dalla fisonomia napoleonica: uno dei figli di Gerolamo. Il grido colpì come un fulmine il giovine immerso nei suoi sogni. "Come?" si domandò: "questi barbari svevi vanno in visibilio al nome dell'imperatore, e noi francesi...?!". Il convegno e l'ora felice sono dimenticati: egli passa tutta la notte all'aria aperta, tra meditando e sognando. Come spuntò il giorno, la sua decisione era presa: egli doveva essere il Loyola della religione napoleonica.
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