Dopo avere straziato il ragazzo fino alla strangolazione lo chiuse, nel luglio del 1896, in una fogna, credendo di seppellire con esso anche il delitto.
Al Cellulare, durante la lunga istruttoria, egli era preoccupatissimo di farsi credere innocente. Di carattere piuttosto esaltato, dava in ismanie, spesso, per convincere la guardia di servizio che egli era veramente mondo di ogni delitto. E quando gli si diceva che se era innocente non doveva avere paura, finiva per disperare della giustizia.
L'accusa non gli impediva di mangiare tutti i giorni con appetito sempre crescente.
Occupava la cella 53 del sesto raggio. Terminata l'istruttoria nell'aprile del 97, e saputo che avrebbe dovuto comparire dinanzi i giurati, divenne inquieto. Pare che non fosse pił sicuro della sua innocenza.
Prima si lasciava trasportare e cercava di convincere le guardie che non sarebbe mica il primo che si manderebbe in galera innocente. La direzione, che temeva un tentato suicidio, gli mise alla spia una sorveglianza speciale e gli fece togliere dal letto le lenzuola che gli potevano servire per appendersi all'inferriata.
Era domenica, tre giorni prima del processo. In domenica le guardie sono spostate e sopraccariche di lavori. Il Corio aveva mangiato pił del solito, perchč dopo il pranzo del bettoliniere gli era giunto anche il soccorso che gli aveva mandato o portato la moglie. Alle tre del pomeriggio era ancora vivo. La guardia era entrata e lo aveva sorpreso che stava lavando il fazzoletto senza sapone.
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Cellulare Corio
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