Tito Livio De Sanctis
L'Assedio di Civitella


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Cronaca (2) (*)

     I fortunati ed insperati avvenimenti che si succedettero dal 12 maggio 1860 in poi, cioè dal giorno dello sbarco di Garibaldi a Marsala, con i suoi Mille, consigliarono tardivamente il Re di Napoli a concedere il 25 giugno la Costituzione ai suoi popoli; cioè, quando Garibaldi, dopo essersi reso padrone della Sicilia, passato lo stretto, trionfalmente marciava per le Calabrie. Ma ciò non valse a raffrenare l'entusiasmo dei popoli, e specialmente del partito liberale, che rafforzatosi con gli elementi più importanti e decisi, usciti dalle galere, e tornati dall'esilio si agitava con tutti i mezzi, affine di raggiungere quello scopo, che era stato il sogno di tanti secoli: l'Unità d'Italia.
     I nostri Abruzzi, come sempre, non furono secondi in questo movimento, e specialmente la nostra Teramo, la quale nel 1848 aveva dato un largo contingente di liberali alle galere ed all'esilio, senza contare quel gran numero che dalla Polizia era designato col nome di attendibili; si mostrava animata dai più generosi ed entusiastici sentimenti di liberalismo, ansiosa di concorrere anch'essa alla liberazione della patria, sotto il vessillo innalzato da Garibaldi, col motto Italia e Vittorio Emanuele.
     Le Autorità civili e militari che governavano allora la nostra provincia, incominciarono ad impensierirsi, ed è perciò che di accordo col Capitano di gendarmeria, pensò di concentrare in Teramo tutt'i gendarmi sparsi in forma di brigate nei capoluoghi di circondarii (oggi mandamenti) della provincia. Il fermento ed il dispetto per un tal fatto si aumentarono a dismisura nella Città, ed essendo stato inaugurato il Corpo di Guardia Nazionale, (3) ed avendo molti cittadini indossata la divisa, diverse provocazioni, sebbene piccole, si ebbero a lamentare per parte dei gendarmi.

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(2) (*) Le note contrassegnate dalla lettera sono dell'autore.

(3) La Guardia Nazionale Italiana, sorta di esercito del popolo, venne istituita nel 1861 con lo scopo di reprimere il brigantaggio nel Mezzogiorno e gli ultimi rigurgiti borbonici, operando al fianco dell'esercito regolare. Tuttavia la sua istituzione dipese anche dal fatto che l'esercito piemontese non riusciva a controllare tutto il meridione d'Italia. Come forza di sicurezza interna nel giro di sei anni, con metodi ritenuti anche brutali ed illegali, riuscì nello scopo di debellare il banditismo, mentre come forza militare, impiegata nella terza guerra d'indipendenza (1866) diede risultati molto meno brillanti. Venne sciolta definitivamente nel 1876.