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Fin dal 1849, col poco danaro che guadagnava, dando lezioni fuori del Collegio, aveva fatto venire a Napoli a sue spese l'altro fratello Giuseppe, (7) che educò all'arte con ogni amorevole cura e che poi doveva illustrare l'arte stessa e il suo cognome come pianista di grande fama. Nel 1854 Egli volle abbandonare Napoli, dove già il suo nome era divenuto popolare, per continuare altrove la sua carriera artistica; e si recò prima a Firenze, dove, protetto da Pasquale Villari, dette un concerto che gli procurò onori, e la nomina di membro onorario di quella celebre ed artistica Accademia, ma non danaro; da Firenze passò a Bologna e poi a Trieste e Vienna. Quivi rivide un suo vecchio amico, Pietro Calamari, che gli fu di non poco aiuto, e incoraggiato dal Conte Stokelberg, che lo presentò all'alta aristocrazia viennese, dette concerti ed accademie, che trovarono largo consenso in quel non facile pubblico, nel quale il gusto musicale era assai raffinato: a Vienna conobbe ed amò di fraterno amore Giuseppe Stanzieri, pianista di eccezionale valore, noto a quei di in tutta Europa per i suoi successi come pianista e compositore. Nella capitale dell'impero Austriaco studiò a fondo la musica tedesca: Haydn, Mozart, Beethoven, Mendelshon furono da lui profondamente meditati, e di queste classiche opere si rese padrone con diuturni esercizi sul suo violoncello. Ivi conobbe anche il vecchio Meyseder, da cui fu molto stimato ed amato. (7) Giuseppe Braga, fratello a Gaetano, nato a Giulianova il 1839, fu pianista compositore tra i più valorosi del suo tempo: pochi lo eguagliarono nella morbidezza del tatto, nella dolcezza dell'espressione, nel colorito e nella soavità del canto. Famosi furono i trionfi che Egli ottenne a Pietroburgo, a Vienna, Londra, Ginevra, Parigi. Fu amico del conte Koucheleff, parente allo Czar, e del Barone de Rotschild. Morì a Roma giovanissimo, non avendo compiuti ancora 39 anni! Lasciò pregiate composizioni musicali, tra le quali mi piace qui ricordare quelle intitolate: Barilotto Barcarola -Pianger ti vidi -L'estrema volta è questa -Una gavotta -Rammenta nell'esilio; oggi del tutto dimenticate. Valgano queste parole a tener desto nell'animo de' miei concittadini il ricordo dell'amico diletto, col quale divisi le gioie della mia giovinezza e trascorsi i più lieti e sereni giorni della mia vita! |