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“Il gran successo che ebbi in quel trio, lo dovetti specialmente alla malizia mia di compositore, poiché tre giorni prima, allorché lo provammo, mi accorsi che in una melodia, assai conosciuta: oh Mathilde, idole de mon àme! Batta, che ripeteva la melodia subito dopo di me, vi faceva una variante alla fine, di moltissimo effetto, mentre a me faceva fare la melodia tal quale Rossini l'aveva scritta. Io tra me dissi: Qui ci vuole ardire, nessuno mi conosce, il concerto di Batta sarà composto di un pubblico tutto suo; se io sonassi quella variante prima di lui! lo sono oscuro, lui ha un gran nome; coraggio, don Gaetano! Me ne vado a casa, la variante me la ricordavo benissimo, mi metto a studiarla molte volte e in due giorni me ne impadronii perfettamente. La sera del concerto, Batta sedeva sopra uno sgabello alto un metro, tenendo Lee alla sua sinistra ed io a destra, in basso: avevamo l'aria di due domestici, tanto più che Batta era cosparso di molte decorazioni, ed io piccino, pallido, magro, non mostravo altro che pochi capelli neri. Povero Braga! |