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“In quel torno il nostro Verdi”, è Braga che parla, “ebbe un immenso successo nel teatro italiano col Trovatore, specialmente nel Miserere del 4° atto, che fece delirare tutti i parigini. Mi ricordo che la prima sera era vicino a me un simpatico allievo di Halévy, Giorgio Bizet, che ne era entusiasta, e due anni dopo, alla ripresa del Trovatore all'Opera francese, mi ritrovai vicino a lui, già noto per avere vinto il gran premio di Roma, che mi mostrava lo stesso entusiasmo. Povero Bizet! Per acquistare la celebrità, hai dovuto morire: ecco il mondo! Vidi e conobbi allora, qua e là, uomini divenuti poi celebri, quantunque per vie diverse: Carini, siciliano ed emigrato, che aveva la direzione del Giornale La Revue Franco-italienne; vidi Crispi, pure emigrato, che per 150 franchi al mese faceva l'amministratore del giornale. Carini fu poi de' Mille e guadagnò sul campo di battaglia i suoi gradi fino a quello di generale. Comandava la brigata Regina a Perugia e vi conobbe l'Arcivescovo, Conte Pecci, che poi fu Papa col nome di Leone XIII. Egli, che si recava tutte le sere da lui, insieme al figliuolo, che prese poi la carriera ecclesiastica e divenne Monsignore, pronosticava all'Arcivescovo che sarebbe divenuto Papa: l'Arcivescovo ne rideva, ma Carini ribatteva: 'Io sono tanto certo che sarete un giorno Papa, che fin da ora vi raccomando caldamente di proteggere mio figlio, quando sarete sulla Cattedra di S. Pietro'. E così fu. In quel tempo, quasi tutti gli emigrati italiani, compresi nel movimento del 1848, verso le cinque si trovavano riuniti al caffè Cardinal sul Boulevard des Italiens, e vi conobbi gli uomini più illustri per ingegno, carattere, patriottismo. Vi conobbi Cosenz, Ulloa....”. |